Il tabagismo è un argomento oggetto di grande interesse, vittima di incursioni da parte di esperti prezzolati, salutisti integralisti e soggetti dipendenti che sperano venga pubblicata qualche ricerca più indulgente sui danni del fumo.
Fra i tanti approcci all'argomento, quello più semplice è quello che considera il tabagismo come una dipendenza da sostanze. Il tabacco è una sostanza al pari di altre sostanze stupefacenti come eroina, cocaina, marjuana, alcol, caffè farmaci, psicofarmaci, droghe sintetiche etc., anche il tabacco causa dipendenza, anche il tabacco causa un'alterazione fisiologica e, a volte psicologica, distinguendosi da altre sostanze più pesanti per disponibilità sul mercato legalmente riconosciuto, intensità e natura degli effetti cui porta.
Non serve a niente demonizzare il tabacco con il terrorismo psicologico.
Il terrorismo psicologico ci porta a pensare agli effetti a lungo termine.
Il piacere conseguente al consumo di tabacco, come di qualsiasi altra attività piacevole lascia una traccia mnestica di piacere nel cervello. Abbiamo un vago sentore della fatidica prima volta e possiamo passare un'intera vita a cercare di ricrearla, anche se magari non riusciamo mai a toccare i livelli di quella prima volta. Ma ci proviamo.
Nella maggior parte dei soggetti il piacere, il passato e il presente vincono sulla paura e sul futuro.
Alcune persone, magari ansiose e/o ipocondriache, preferiscono pensare al futuro e alla paura e in quel caso abbiamo un altro problema, visto che non riescono più a godersi il presente.
Vi sono però alcune persone che non cedono al terrore, che si godono il presente, ma non hanno bisogno di questi espedienti che danno loro un piacere immediato nel presente.
Che cosa cambia fra loro e i soggetti dipendenti da sostanze?
Sanno aspettare, spesso grazie a una serie di tratti che non impongono la soddisfazione immediata del piacere. I tratti sono di natura biologica, la psicologia può fare poco per trasformarli, se non con tecniche di meditazione e rilassamento che permettono al soggetto rallentare i propri tempi di azione, abituandosi a rimandare il soddisfacimento del piacere (in quel caso, se abbiamo un soggetto che non sa aspettare, il terapeuta deve assicurarsi che riesca a fare questi esercizi, che solitamente sono per lui intollerabili!).
Vi è un altro punto che va preso in considerazione, tralasciando il fatto che molti fumatori nascono fumando in compagnia, dove c'è una pressione sociale.
Il tabacco è una sostanza eccitante, come il caffè e la cocaina.
Spesso chi consuma sostanze stupefacenti attivanti lo fa per garantirsi quel minimo sindacale di attivazione, specie se è una persona con un tratto di base ipertimico, portato ad essere di base allegro e un po' iperattivo. L'allegria esige altra allegria, guai quando si scende di qualche gradino!
Al contrario, spesso sono i soggetti depressi in partenza che consumano tante sostanze attivanti, lo fanno perché lo vedono come un tentativo di automedicamento, dove loro non su sentono in grado di attivarsi e rimettere in moto il proprio corpo e la propria mente che sono rimasti inattivi dopo lungo tempo a causa della loro distimia di base.
Fondamentalmente, nella dipendenza il piacere è passato in cavalleria. Chi non può fare a meno di incamerare un tipo di sostanza non sta scegliendo di cercare il piacere, innanzitutto perché ha smesso di scegliere e il meccanismo della tolleranza ha permesso che non raggiungerà mai un piacere paragonabile a quello ottenuto la prima volta.
Sono particolarmente frequenti i fumatori accaniti quando vi è in ballo uno stato dell'umore alterato, in senso depressivo o maniacale, dove il piacere è, per l'appunto, raro o eccessivo e letale. E l'umore non ci permette di avere progettualità, di vedere il futuro, perché ci inchioda al presente (sofferente o reso pericoloso da noi stessi) e al passato, ricercando due briciole di piacere nell'immediato, che però non saranno mai soddisfacenti.
Possiamo far smettere di fumare una persona, ma se non le diamo un'alternativa piacevole al fumo o, meglio, se non la rendiamo in grado di vedere che c'è altro che non sia la sostanza a tenerla su, a breve ricade. O trova un'atra sostanza.
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