Nei Centri di Salute Mentale il paziente cronico è un personaggio praticamente istituzionalizzato. Lui conosce tutti gli operatori e tutti gli operatori conoscono lui. Sono dei veterani, quando va bene ormai convivono con le proprie disfunzioni, quando va male continuano a non accettarle, lamentandosene in continuazione e ripetendosi come un disco rotto. Assumono da anni tonnellate di farmaci, di cui forse un terzo ha un'efficacia passabile, un po' perché alcuni si annullano a vicenda, un po' perché assunti male, un po' perché anni di assunzione hanno reso il corpo resistente al principio attivo. Il termine guarigione, già abbastanza forzato quando si parla di malattia mentale, diventa una meta lontana e spesso l'equipe fissa come obiettivo ideale quello di tenere una situazione stabile, affidando la persona a una serie di attività dove nei fatti viene "parcheggiata", sperando che non peggiori. A volte qualche clinico masochista si intestardisce, rifiutando di alzare bandiera bianca e cercando di migliorare l'esistenza del paziente. Portare un miglioramento nella loro vita è molto, molto, molto difficile. La malattia mentale, esattamente come quella organica, va presa in tempo. Più tardi viene affrontata, prima si cronicizza e, se nel caso delle malattie fisiche l'età del primo esordio può essere in alcuni casi in età avanzata, nella maggior parte delle malattie mentali la maggior parte dei disturbi si sviluppano e iniziano a cronicizzarsi entro il primo quarto di secolo.
Il classico matto è il paziente cronico.
Peccato che molti pazienti cronici lo diventano proprio perché nessuno ha pensato di affrontarne il disagio psicologico di cui soffrivano prima che questo diventasse pervasivo.
Purtroppo la malattia mentale non è considerata come quella fisica, mentre la prevenzione e il trattamento tempestivo nel secondo stanno (non da troppo) ad attecchire, con il disagio mentale la gente ci pensa due volte prima di consultare uno specialista.
Perché dallo psicologo ci vanno i matti.
Quindi spesso aspettiamo di mandare una dallo psicologo solo quando la persona si è pienamente scompensata e cronicizzata, rendendo più difficile qualunque trattamento e confermando l'idea disfunzionale che hanno le persone dello psicologo.
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