sabato 2 maggio 2020

Il lato positivo

Pat è un paziente con un disturbo bipolare, probabilmente di tipo 2, che ha perso il controllo con la moglie e, ritenuto potenzialmente pericoloso, è stato mandato in clinica psichiatrica. Il film inizia con la madre che incautamente lo dimette prima della fine del percorso riabilitativo. L'istituto non può fare altro che prendere atto di una decisione che non condivide da parte del familiare del paziente e, nella miglior tradizione di medicina difensiva, fa firmare alla madre un documento che dice che si prende ogni responsabilità di ciò che farà il figlio. Pat è particolarmente vulnerabile rispetto alla fase ipomaniacale del bipolarismo, fase che lo rende dispersivo, insonne,  guidato da un ottimismo irrealistico (da qui il titolo "Il lato positivo"), incapace di filtrare i suoi pensieri, caparbiamente convinto che il suo matrimonio e la vita di un tempo si possano recuperare. In realtà, a parte la famiglia e il migliore amico, tutti lo temono e ritengono pericoloso per gli scatti d'ira violenta che ha avuto in passato. La madre si fa convincere dal figlio che è perfettamente riabilitato, pentendosene appena lui sale in macchina. Tornano a casa e il padre, un uomo con un vistoso disturbo ossessivo compulsivo incentrato su riti scaramantici e una dipendenza dal gioco d'azzardo, ovviamente si stupisce del suo ritorno perché la moglie non gliene aveva parlato. Il padre torna a ripensare ai suoi rituali ossessivi e ai suoi giridi scommesse, la madre torna a far finta di vivere in una famiglia normale e Pat si costruisce una tabella di marcia per rimettersi in sesto. Ritenendosi ormai perfettamente riabilitato ha smesso da mesi di prendere farmaci. Conosce Tiffany, la sorella della moglie dell'aico. Tiffany è una paziente border ad alto funzionamento, è impulsiva, affettivamente labile, vulnerabile all'abbandono. I due costruiscono un rapporto di instabile amicizia, dove inizialmente fanno a gara chi dei due sta meglio dell'altro perché con una malattia mentale ufficialmente diagnosticata o meno. Lui non accetta che la moglie l'abbia lasciato, lei si definisce ancora sposata anche se il marito è morto e dopo la notizia ha affrontato il lutto con un comportamento sessualmente promiscuo con tutti i colleghi di lavoro, uomoni e donne comprese. Tiffany è l'unica che affronta Pat sul tema della fine del suo matrimonio, mentre tutti gli altri - psicoterapeuta compreso - lo scoraggiano cautamente, cercando di indorargli la pillola dicendo che almeno temporaneamente è meglio non vedersi o cambiando semplicemente discorso. I due si trovano, anche se con difficoltà, sentono di essere accomunati da una sofferenza che li lega, condividono l'essere vittima dello stigma sociale dovuto alla malattia e parlano chiaramente con loro, senza omissioni o bugie, sono in un qualche modo complementari con le inevitabili dovute frizioni.

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