lunedì 27 ottobre 2014

Psicoterapia direttiva vs. psicoterapia non direttiva

Chi entra in terapia con me o con un collega del mio orientamento potrebbe incappare in una sorpresa, trovando uno psicologo diverso da com'è rappresentato il più delle volte nella cultura occidentale: un individuo seduto che ascolta i problemi delle persone e parla molto raramente.
Il modello adottato è quello direttivo,  una modalità di conduzione del colloquio che lascia il paziente libero di parlare dei suoi problemi (com'è giusto che sia), ma che interviene in alcuni punti del discorso per approfondirlo, chiedendo chiarimenti, analizzando da diversi punti di vista che il paziente presenta come scontati ma che spesso non lo sono affatto. Molte persone in terapia traggono beneficio dal trovare semplicemente una persona che li ascolta, dato che sono individui che fino a quel momento non hanno mai trovato una persona che si prendesse la briga di ascoltarli; ma non tutti. Alcuni pazienti, per esempio se in stato ansioso o  maniacale, hanno un eloquio così veloce che è davvero difficile concentrarsi su un punto senza tralasciare gli altri; altri vengono in consultazione denunciando un vago malessere psicologico cui non sanno dare nome. A costo di chiedere l'ovvio bisogna inoltre approfondire alcuni punti in modo da avere la certezza che il terapeuta dà lo stesso significato del paziente agli elementi fondamentali da lui presentati. Il paziente è triste perché l'ha lasciato il partner. Perché è triste? Ha paura di rimanere solo? Ha paura di essere considerato uno sfigato? Ha paura di impazzire? Il terapeuta che da per scontato che il paziente è triste per il primo motivo quando lo è per il secondo o il terzo, ha un'informazione sbagliata sul paziente. Non è mancanza di empatia chiedere loro di soffermarsi per analizzare insieme alcuni aspetti del discorso, è un modo per dare più valore a quanto dicono, in modo da non tralasciare punti che, se affrontati in momenti più successivi, potrebbero allungare il percorso che si sta facendo insieme.

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