martedì 6 ottobre 2015

Il disturbo antisociale di Riccardo III in Shakespeare

Riccardo III, nell'omonima rappresentazione di Shakespeare è un ottimo caso di disturbo antisociale.
Il soggetto antisociale è colui che compie atti - per l'appunto - antisociali, atti che vanno contro la legge, contro il buon costume, contro l'etica.
Ma non basta il semplice gesto antisociale a definire l'individuo autenticamente antisociale
Anche i narcisisti e i border line sono in grado di compiere atti antisociali, solo che lo fanno in certe condizioni, mentre l'antisociale va oltre.
Vi sono una serie di limiti morali talmente importanti che sono imposti sia dalle leggi, che dalle religioni, che dalla moralità personale della maggior parte delle persone, anche quelle più anarchiche: non uccidere, non compiere incesto, non rubare.
Si può aggirare la legge vigente, specie se fa parte di uno Stato in cui non crediamo e c'è una convenienza troppo succosa; si può venire meno ai tabù religiosi, specie se siamo atei.
Ma quasi ogni uomo ha una concezione di ciò che è giusto o sbagliato, quasi ogni uomo, anche il più meschino, nichilista ed egoista non supera certi limiti.
Quasi.
L'antisociale è completamente privo di ciò che ci impedisce di fare ciò che riteniamo sbagliato: il senso di colpa. L'antisociale non ha idea cosa sia.
L'antisociale ha un altro deficit importante: l'empatia.
Essendo l'empatia ciò che ci permette di metterci nei panni degli altri, è anche ciò che ci permette di comprenderne la sofferenza, di rendersi conto che l'altro sta male a causa nostra.
Se ciò che ci blocca dall'agire in maniera malvagia è il senso di colpa che ci blocca dal far male agli altri, ecco che non ci sentiremo mai in colpa se non siamo neanche in grado di cogliere la sofferenza altrui!
Il border line, in alcuni casi sensibilissimo al senso di colpa e frequentemente dotato di empatia, non potrebbe mai compiere un atto antisociale...a meno che non sia talmente arrabbiato o terrorizzato da perdere la testa e agire in maniera impulsiva e radicale.
Il narcisista, del resto, è scarso in empatia, ma non tollera l'idea del senso di colpa, che lede la propria immagine di superiorità in tutti i campi, anche quello morale.
L'antisociale, invece, è privo di limiti, remore, vergogna, agisce senza scrupoli pur di ottenere ciò che vuole.
Riccardo III vuole regnare ed è disposto a venire meno a ogni regola terrena e divina che esista sulla terra. Uccide il fratello in battaglia, manipola la cognata che ha reso vedova, convincendola di avere ucciso il marito per amor suo. Dopo averla sposata per convenienza politica la ripudia per un'altra donna e la uccide, uccidendo anche i nipoti. È disposto a uccidere migliaia di uomini fra i nemici e a sacrificarne migliaia fra i suoi sostenitori pur di vincere le proprie battaglie. Trae piacere dalle sue azioni violente. Arriva addirittura a rinnegare la propria corona pur di tornare in groppa a un cavallo e di vincere quella che sarà la battaglia dove muore con la famosa frase il mio regno per un cavallo.
L'individuo antisociale è un individuo per definizione solitario, in quanto sarebbe disposto a uccidere anche il miglior amico o la propria madre se ne avesse un ricavo.
Il disturbo antisociale resta un disturbo complesso e scomodo, in quanto è probabilmente quello che più deve tenere conto del contesto sociale, culturale, storico e giuridico in cui viene dato.
E, parliamoci chiaro, tiene conto anche di chi comanda e può permettersi di dare del criminale ai perdenti.
Anche Riccardo Cuor di Leone combatté contro i propri familiari; anche Carlo Magno ripudiò la propria moglie; anche Pietro il Grande uccise il suo stesso figlio.
Cosa cambia fra Riccardo III e questi 3? Innanzitutto Riccardo III ha fatto tutte le cose sopracitate e in secondo luogo Riccardo III fallì nel suo tentativo di prendere il potere, finendo così nel cerchio dei cattivoni della storia, mentre siamo abituati a chiudere un occhio sugli altri tre.






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