venerdì 15 gennaio 2016

La maledizione di Ramsey

L'esistenza è costituita da fenomeni, i quali sono osservati da individui.
Di fronte a fenomeni visibili, tangibili, verificabili e oggettivi, la mente umana li valuta, giudicandoli belli o brutti, formando a riguardo opinioni, condivisibili o meno. La mente umana fa un passo ulteriore: collega i diversi fenomeni, visto che spesso sono collegati fra loro. La macchina parte perchè accendiamo il motore con la chiave, starnutiamo perchè abbiamo le mucose infiammate, la penna cade per terra grazie alla legge di gravità. Sono fenomeni distinti dove il primo porta al verificarsi del secondo, secondo leggi di causa effetto.
Purtroppo il mondo è un luogo  dove le leggi di causa effetto cedono più volte il passo alla casualità, dove solo una minima parte dei fenomeni sono prevedibili.
La mente umana vorrebbe un mondo prevedibile, un mondo retto da leggi che spieghino tutto. Anche se purtroppo le cose non vanno proprio così.
Di fronte a questa manchevolezza del mondo la mente spesso fa finta che non funzioni così e cerca il più spesso delle volte a vedere nessi di causalità quando in realtà l'unico nesso che vale è quello della casualità
La superstizione è un chiaro esempio di ciò.
Si ritiene che un elemento X, totalmente indipendente da un elemento Y, ne sia invece la causa.
Viene da sè che, se avviene X, ci aspettiamo di vedere pure Y.
E la mente, che è furba nel suo essere occasionalmente scema, insiste a vedere questa relzione quando invece non c'è. Anche quando il caso (per caso per l'appunt!) conferma la teoria secondo la quale c'è una relazione fra fenomeni che vanno ciascuno per fatti loro.
Questo è il caso che si è verificato con la cosiddetta maledizione del calciatore Ramsey, additato dal popolo del web di essere un vero jettatore poichè ogni volta che segna muore qualche personaggio famoso.
È succeso con Bin Laden, con Steve Jobs, con Gheddafi, con Witney Houston, con Paul Walker e, l'altro giorno, col povero Alan Rickman.
In questo caso ci troviamo di fronte a un ulteriore fattore, ovvero di fronte alla morte.
La morte è uno dei fenomeni più spiacevoli che possiamo incontrare, più dolorosa se riguarda una persona cara, di nostra conoscenza o fortemente ammirata.
In un mondo caotico e infame, a volte la morte è ancora più dolorosa, proprio perchè non ha cause, proprio perchè senza senso.
La mente cerca cause, perchè la mente lavora automaticamente, nel continuo tentativo di dare senso. Anche quando non c'è.
Perchè Alan Rickman è morto? (Concentriamoci sul decesso più recente).
La sua morte serviva a migliorare il mondo?
Serve per farci capire qualcosa?
Forse era già scritto!
La mente cerca leggi dove non ci sono, ed ecco che una diceria un po' scherzosa e goliardica arriva a diventare una legge: ogni volta che Aaron Ramsey segna, muore qualcuno di importante.
Statisticamente e logicamente è molto più probabile che  il gol di Ramsey non abbia un legame con questa morte. I vip al mondo sono migliaia, anche se ci concentriamo sulle persone veramente importanti. Per caso Ramsey ha segnato anche quando è morto David Bowie?
Chi vuole aver ragione si ricorda le volte in cui aveva ragione, non quelle in cui aveva torto.
Si cerca di dare trovare una regola che non c'è, ma così almeno ci si sente più sicuro, anche protetti.
Sbagliando, senza poi sentirsi veramente protetti, perseguitando il povero Ramsey quando fa un gol.

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