domenica 20 ottobre 2019

Quando il folklore è fuori posto

Ieri sera siamo andati al  cinema Farnese a Campo dei fiori.
Trattasi di uno dei pochi cinema di una volta rimasti nella città di Roma, molti stanno scomparendo perché battuti dalla concorrenza delle catene di grandi sale commerciali.
Tornare lì ti porta a emozioni variegate, un poco la nostalgia e la tristezza per dei tempi andati, un poco l'irritazione per alcune modalità di disorganizzazione tipiche di quei luoghi, che spiegano perché stanno venendo soppiantati da grandi cinema, più grandi, ma anche molto meglio organizzati. Ci sono pochissimi divanetti su cui aspettare per chi arriva in anticipo, i biglietti non sono numerati, pertanto vi è una corsa per accaparrarsi il posto migliore, le luci sono soffuse e le atmosfere non allegre, non ci stanno servizi ristoro e in un angolo vengono venduti CD e DVD (accessori che ormai stanno scomparendo perché soppiantati da servizi on-demand e altre piattaforme). Sono posti con aspetto dimesso e stantio, che ti danno l'idea che qualsiasi cambiamento verrebbe visto con sospetto e irritazione da parte dei gestori.
Vedi spettatori con il classico abbigliamento intellettualoide, i bigliettai e le maschere svogliati, ci sono i vecchi aficionados che hanno già calcolato i tempi per uscire e rientrare all'ultimo, quelli che si portano il cibo da casa (lì si può ancora) raramente ci sono spettatori più giovani rispetto all'età media 45-60 ma con vestiti fuori moda, vedi una coppia che non sai se sono madre e figlio o una donna lievemente attempata col toy boy, ci sono le coppiette dove entrambi condividono la passione per un cinema e un ambiente di un certo tipo o dove magari lui o lei si forza per assecondare i gusti del partner.
Tutto ciò appare anacronistico e in alcuni casi grottesco, tuttavia molte persone sentono di nostalgia di quel mondo, altri lo vedono come qualcosa non più attuale, ma estremamente importante per capire la comunità in cui viviamo, dice molto sulla nostra storia, su chi eravamo e anche su chi saremo.
Questi luoghi sono restii al cambiamento perché chi li gestisce è poco capace e motivato a cambiarli, ma probabilmente quei luoghi si reggono si quegli aspetti approssimativi e naive, cambiarli significherebbe snaturarli!
Ogni elemento all'interno di questo cinema, non solo i film proiettati, ma anche i lavoratori al suo interno e la clientela stessa, fanno parte di un pacchetto culturale che rende quel luogo anacronistico, ma caratteristico e irripetibile. Idealmente andrebbe lasciato così com'è.
Questo discorso non può valere in ambiti diversi da quello culturale.
Anche molti ospedali sono gestiti in maniera altrettanto approssimativa
Anche gli ospedali hanno i loro personaggi che li popolano in maniera grottesca.
Ci sta il paziente cronico perennemente insoddisfatto, quello rassegnato, ci sta il medico pallone gonfiato che non sa ammettere di aver sbagliato, l'infermiere imboscato, il paziente violento, quello che cerca di saltare la fila, quello che si improvvisa medico dopo una veloce lettura sintomi sul cellulare, ci sta l'amministrativa incapace e vagamente sadica, il luminare col complesso del dio, la dottoressa bravina, ma gravemente frustrata e acida. Anche questo è folklore, solo che non è accettabile.
I centri che diffondono cultura, per quanto la cultura non piaccia a tutti, vanno difesi con forza, perché la cultura va preservata, a volta va preservato il pacchetto completo, non solo le opere culturali, ma anche gli stabili che le conservano. Anche se la cultura porta a un dispendio di risorse che va ben oltre il profitto.
Questo è uno slogan, che come ogni slogan ha il difetto di essere impreciso e di poter essere abusato per proteggere gli interessi degli addetti ai lavori, che lavorino in ambito culturale o sanitario.
Anche la Salute è un diritto inalienabile, che va garantito a prescindere dal dispendio superiore al profitto.
Tuttavia chi gestisce gli ospedali dimentica 2 piccoli particolari:

  1. Gli Enti sanitari costano molto di più degli Enti culturali, quindi un cinema gestito male butta al massimo qualche centinaio di euro al giorno, un ospedale ne brucia migliaia
  2. La Cultura preserva e diffonde la Storia. le Arti, le tradizioni. La Sanità preserva la salute fisica (e magari anche psicologica!) delle persone. E la Salute è importante quanto la Cultura, ma va coltivata e preservata quotidianamente.
  3. La cultura è un qualcosa che si costruisce in secoli e rimane nella memoria per secoli. Una vita si può creare e distruggere in pochi minuti
Fermo restando che una gestione intelligente delle risorse andrebbe fatta in tutti gli ambiti, è bene ricordare che la Sanità non ha scuse quando insiste nel mantenere vecchie politiche di mala gestione, perché i direttori sanitari dovrebbero seguire precise regole riconosciute a livello internazionale e teoricamente già d'obbligo. Sono sicuro che quando scomparirà anche il cinema Farnese molti ne sentiranno la mancanza, mentre nessuno sentirà la mancanza di un Ospedale male organizzato. Nessuno a parte quei lavoratori che sguazzavano all'interno della sua disorganizzazione.

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