mercoledì 10 settembre 2025

Lilo e Stitch

 


Lilo e Stitch è il film tratto dall'omonimo cartone sempre della Disney che ritenta il colpo sicuro ripuntando a un suo titolo di successo con la versione live-action che pare stia andando di nuovo bene. Mediamente ambizioso visto che le variazioni al tema sono fondamentalmente pochine (a parte alcune sfaccettature nel finale e il personaggio dell'assistente sociale riconvertito al femminile con una Tia Carrere ripescata dagli anni'90 e ottimamente conservata), ma presentano un tema sociale e psicologico particolarmente impattanti.

Lilo è una bambina hawaiana di 6 anni orfana e simpatica, ma sola, divergente e isolata, cresciuta da una sorella che si è presa l'oneroso impegno di crescerla e barcamentarsi rispetto al suo ruolo di figura d'attaccamento combinata oltre che studentessa (ormai ha rinunciato agli studi) e lavoratrice.

Socialmente parlando vediamo una storia tragica e l'altra faccia della medaglia di una realtà che, aldilà della scoppiettante realtà hawaiana vacanziera vede un proletariato vivere in luoghi fatiscenti e abbandonati, oltre che vessati - per l'appunto - dai servizi sociali. Lilo è fondamentalmente una bambina sola e arrabbiata, che si sente abbandonata da una realtà trascurante e a volte persecutoria, sia da parte del mondo degli adulti, insegnanti perplessi, assistenti sociali minacciosi, una sorella stanca, nervosa e inevitabilmente goffa che dei coetanei, che la bullizzano, la escludono e le ricordano che non ha nessuno. Lilo da bambina non sa vedere le ragioni che portano il mondo a presentarsi a lei come un mondo cattivo, in fondo gli assistenti sociali fanno il loro sporco lavoro, la sorella è frustrata e sente il mondo caderle sulle spalle, gli insegnanti gestiscono una situazione complessa ben più impegnativa rispetto alle loro capacità, i bambini sono, in fondo, solo dei bambini, magari anche loro con storiacce familiari alle spalle!

Lilo pensa sempre alla Ohana, la famiglia allargata secondo il modello della cultura hawainana, una famiglia che non sente. In fondo è solo una bambina, non sa dare una spiegazione e una giustificazione rispetto al fatto che sente che i genitori l'hanno abbandonata, quando in realtà non ci sono semplicemente perché sono morti!

Lilo si comporta da bambina cattiva perché si sente cattiva, gioca in attacco in un mondo che la fa sentire abbandonata e attaccata, l'unico suo desiderio è di avere una persona a lei vicina, di avere la sua  Ohana.

Anche Stitch è in fondo un bambino, un bambino creato in laboratorio e con poteri pericolosi eccezionali. Come Lilo non ha chiesto di nascere. Come Lilo si sente vittima degli eventi ben al di sopra di lui. Nato nello Spazio, dove niente più di altro ti fa sentire solo, frutto di giochi di potere fuori dalla sua portata e comprensione. E costretto a stare all'interno di un Universo che non gli ha chiesto il permesso se voleva esistere e di cosa avrebbe potuto e voluto fare, un Universo che impone solo regole, legacci, limitazioni alla sua Libertà.

Anche Stitch è un monello.

Anche Stitch fugge.

E trova Lilo.

E nasce una relazione che mai nessuno di loro ha avuto, dove l'uno si prende cura dell'altro.

lunedì 11 agosto 2025

Incompetenza

 



Il termine di incompetenza è legato a diverse definizioni al contesto e pertanto, se da una parte porta a una grande ricchezza linguistica della lingua italiana, crea anche equivoci. Chiaramente se la Psicologia e  in parte la Psichiatria poggiano in tutto o in parte le loro basi sull'uso della lingua è molto importante starci attenti.

Il termine Incompetente porta a 3 definizioni

- individuo che sa poco di una certa Disciplina

- individuo impreparato e poco capace nella sua stessa attività

- individuo che giuridicamente non ha diritto di agire in un certo campo

Se la terza definizione è legata al non poter fare certe azioni per Legge (anche se per caso potrebbero riuscire anche bene!) le prime 2 sono simili, sono legate al sapere e al saper fare, ma non uguali.

Una persona può non sapere qualcosa di una certa Disciplina, specie se non guadagna con essa. Io per esempio sono sinceramente incompetente per quanto riguarda l'ipnosi regressiva. E un poco anche fieramente. E non so se potrei ugualmente utilizzare questa tecnica. 

Ma non mi va di approfondire, non mi interessa.

E per fortuna nessuno potermi scocciare finché non lavoro con queste tecniche.

 Colui o colei che invece dovrebbe fare una certa attività e non gli/le riesce è il secondo tipo di incompetente.


mercoledì 6 agosto 2025

Paganini non ripete

 

Prendiamo per vero quanto letto in giro fra fonti ufficiali, semi- ufficiali e aneddotiche, dichiarando con umiltà intellettuale una conoscenza non significativa del suddetto personaggio e rimandando ad altri esperti realmente competenti.

Niccolò Paganini è un grande musicista e un grande virtuoso. Molto talentuoso, scampato per poco alla morte, brillante e molto pieno di sè, consapevole della propria bravura, fortuna e forse anche di aver rischiato una giovanissima morte e l'oblio.

Una frase a lui attribuita è "Paganini non ripete", rinforzando l'alone di un musicista leggendario quale lui era, si credeva di essere ed era considerato.

Questo vezzo può essere un insegnamento importante.

Nella vita incontriamo soggetti scadenti, prepotenti, bugiardi, incompetenti, patetici, egoisti, ignoranti, meschini, nocivi e talvolta negativi a 360 gradi e indegni per l'esistenza.

Possiamo far finta di niente.

O possiamo notarlo.

Possiamo non dirlo, ma possiamo anche dirlo, evidenziarlo, prendere atto di quanto è scadente il circondario umano che ci ammorba e farlo notare agli altri, al mondo, addirittura ai suddetti interessati.

Con ironia, sarcasmo o con una fenomenologica descrizione dello schifo a cui assistiamo.

Pur rischiando grosso se lo facciamo.

E se lo facciamo, per quanto possa essere drammaticamente sfizioso farlo, ricordiamo che esplicitare ciò dà una soddisfazione effimera.

Quindi non ripetiamo.

Oppure, sempre cha l'abbiamo passata liscia la prima volta, se lo rifacciamo qualcuno ce la potrebbe fare pagare. 
oltre al fatto che rischiamo di annoiare noi stessi!

venerdì 1 agosto 2025

Abulia e anedonia

 

L'abulia è la mancanza di volontà, l'anedonia la mancanza di piacere. Dovere e - per l'appunto! -  piacere risultano essere compromessi. Solitamente questi fenomeni, benché diversi, appaiono insieme, danneggiando queste dimensioni dell'Essere Umano. La prima dimensione mette a rischio l'adeguatezza sociale della persona, vivendo in un mondo che si aspetta che più o meno che siamo in grado ad adempiere alle richieste del mondo, condannando tale mancanza. L'anedonia è più subdola, perché non crea problemi negli altri, ma polverizza l'individuo. Non solo non proviamo piacere per ciò che si considera normale che sia piacevole, ma non proviamo piacere neanche alle cose che un tempo ci piacevano, cose che per quanto a volte neanche condivise costituiscono un nostro tratto distintivo. Abulia e anedonia sono problematiche tipiche in profili non solo depressivi, ma anche di altro tipo, dai tratti di Personalità a anche in problematiche che vedono un esame di Realtà compromesso. Lo sforzo per riabilitare entrambe queste dimensioni passa attraverso delle prescrizioni di comportamento e di esercizi mentali, dove la persona va spesso addestrata o riaddestrata a costruire una progettualità supportandola sia nella formazione di una certa autodisciplina, ma anche nella capacità di sapere cosa le piace o cosa un tempo le piaceva.

venerdì 25 luglio 2025

Clair Obscur


Clair Obscur Expedition 33 è un prodotto videoludico e - con buona pace di chi non è d'accordo - un prodotto artistico affascinante, stimolante e ricco di interpretazioni. Evitando spoiler vistosi e diretti per un gioco che, per mancanza di tempo e testa non ho avuto modo di provare personalmente, parla del lutto. Del lutto che, dall'inizio alla fine, colpisce i sopravvissuti alle numerosi morti che riguardano tutti, dai protagonisti al soggetto che ha innescato una lunga sequela di morti.

Il lutto è ciò che consegue alla perdita di ciò che ci è caro, innescando le relative fasi che comprendono in maniera teoricamente lineare le seguenti fasi:

- stordimento e disorientamento in seguito alla perdita

- negazione che la perdita stessa sia realmente avvenuta e relativi tentativi di ripristinare a tutti i costi ciò che è stato perso

- rabbia verso se stessi, verso gli altri, verso il mondo, verso l'oggetto perduto stesso

- contrattazione, ovvero tentare di ripristinare in parte o in una maniera meno dolorosa e percepita come recuperabile

- depressione, ovvero il momento della reale disperazione dovuta alla realizzazione di aver perso qualcosa di caro

- accettazione, ovvero accettazione del dolore, mantenimento di un contatto con l'oggetto perduto dove si mantengono i ricordi positivi, per quanto agrodolci

Chiaramente spesso il lutto non è lineare e pulito, spesso le fasi non sono lineari, i passa dalle prime e si ritorna a volte a quelle iniziali, ricominciando a montagne russe il processo.

E a volte, di fronte alle situazioni più psicopatologiche, di fronte al dolore più straziante e a individui con meno risorse, il lutto si blocca ad alcune fasi, spesso le più arcaiche senza evolvere.

- Qualcuno rimane stordito, traumatizzato e inebetito per tutta la vita.

- Qualcuno nega psicoticamente che l'oggetto caro sia stato perduto e che sia irrecuperabile.

- Qualcuno è arrabbiato e si vendica anche di chi non c'entra niente

- La contrattazione è  un primo tentativo di elaborazione, che però spesso si limita a superficiali razionalizzazioni

- La depressione porta a quella fase di dolore inevitabile e fisiologica che se troppo intensa può essere intollerabile e portare al suicidio o la depressione più nera

Clair Obscure rappresenta il dramma della perdita, di un soggetto potentissimo che ha subito una tragedia violentissima, che però non ha intrapreso un'elaborazione sana del lutto, è particolarmente incistato nella fase della rabbia più violenta, non concepisce il patteggiamento, punta a una falsa accettazione attraverso la negazione più psicotica di ciò che è stato irrecuperabilmente perso, fa trasparire la sua infinita, lacerante e inaccettabile disperazione.

Possiamo limitarci a leggere quest'avventura di elaborazione del trauma a livello individuale, ma possiamo fare anche qualcosa di più.

Possiamo leggere questo lutto come un trauma non individuale, bensì collettivo. E le collettività possono raggiungere livelli ambientali, ma anche limitatamente nazionali.

Possiamo proporre il livello più modesto di trauma nazionale.

Claire Obscur è una rappresentazione distopica della Francia, più appropriatamente di quella della Belle Epoque, fondamentalmente quell'epoca dove, come in molte altre culture, una nazione ha raggiunto il livello massimo della sua espansione economica, scientifica, artistica e politica. Ogni paese ha la sua epoca feticcio, il suo canto del cigno, dove sono evidenti il massimo delle sue potenzialità come il massimo delle sue contraddizioni. La distopia si concentra su questa parte - per  l'appunto - più oscura. La Francia di questi tempi è fondamentalmente funestata dalla nostalgia di quell'epoca - belle epoque per l'appunto - in cui sentiva un orgoglio per cui essere veramente orgogliosi. Qualcosa che non c'è più. Come in tutte le violente, psicotiche e patetiche nostalgie nazionaliste che vediamo in tutti i paesi! Ai francesi manca la Belle Epoque, come ai videogiocatori seri di tutto il Mondo manca un prodotto che ha iniziato da tempo un inevitabile decadimento come la francese Ubisoft, in maniera simile a un grande malato terminale che sta morendo lentamente.

Claire Obscur è questo. Qualcosa di violento, nostalgico, drammatico. Che ho evitato, visto ho l'alibi del poco tempo a disposizione. Ma oltre che violento e quasi sgradevole come un calcio in bocca, quest'opera lascia anche un sorriso, magari agrodolce. E magari qualche spunto di ottimismo per un futuro che di questi tempi risulta sfocato....

venerdì 18 luglio 2025

Guerre fra poveri (e ricchi)

 

Un vecchio adagio dice che la malattia mentale è una cosa da ricchi. L'immaginario vede il ricco rampollo, di una realtà industrializzata, magari mantenuto, che è un soggetto infelice, solo, ossessivo o con qualche altro disturbo mentale, tale da portarlo da una figura che tratta le problematiche mentali. Cosa per la quale ci vogliono ovviamente tanti soldi per anni di terapie, cosa che ovviamente collude anche con alcuni modelli che hanno felicemente eletto il loro target.

In realtà non è vero che solo i ricchi hanno la possibilità di accedere a cure gratuite, visto che persino agli albori della professione psicologica - mentre i ricchi viziati e fragili erano sui lettini - alcuni professionisti aprivano centri clinici per le classi sociali più fragili e povere. Ricerche più recenti evidenziano quanto le classi povere - più viziate magari, ma con più risorse esterne - sono più orientate ai disturbi nevrotici (depressioni unipolari, disturbi ossessivi, disturbi d'ansia), mentre l'altra classe è più orientata alla psicosi, dalla schizofrenia ai disturbi bipolari. Banalmente i gruppi richiamano i vecchi termini della piccola psichiatria contro la grande psichiatria. In realtà la Psicodiagnosi è a volte una definizione sintetica e non sufficiente, spesso troviamo ricchi psicotici e poveri nevrotici, ma specialmente possono essere molto invalidanti anche le problematiche della cosiddetta piccola psichiatria. Una cosa è indubbia: il vittimismo è brutto e non fa bene fare a gara a chi sta peggio.

venerdì 11 luglio 2025

Il laddering


La tecnica dell'ABC è uno strumento di conoscenza per lo psicoterapeuta e per il paziente stesso. Di fronte a un evento interno o esterno (A, Antecedent) vi è una valutazione soggettiva (B, Belief) e una conseguenza emotiva, comportamentale, neurovegetativa, di azione e/o tendenza all'azione (C, consequence). 10 minuti per imparare, una vita per perfezionare una simile tecnica. Solitamente si parte dal C, si evidenzia l'A e si esplorano le credenze e valutazioni soggettive nel B. L'ultimo punto è molto più vasto di ciò che è fenomenologicamente oggettivo, il B comprende non solo le nostre opinioni - teoricamente siamo in quella parte del mondo dove valgono qualcosa! - ma anche le credenze, disfunzionali e non e i nostri scopi più centrali. Il laddering è quella tecnica dove il terapeuta esplora i veri scopi, bisogni e desideri del paziente. Si tratta di un'area molto delicata, personale, anche fragile. L'analisi può trovare dei punti morti, inciampare in forme di loop che non portano da nessuna parte. Il terapeuta deve agire con equilibrio, da una parte indagare e rilevare alcune aree che portano la persona a sofferenza, dall'altra rispettarne la fragilità, la riservatezza, mostrare empatia e rispetto di fronte a tale area che spesso il paziente sente come gravosa, delicata, a volte ad arrivare a da coprire e difendere anche con violenza!