Nell'ultimo post ho riferito quanto un elemento fisico esterno come i raggi solari possa essere importante nell'influenzare i nostri stati affettivi. Ciò è ormai è dimostrato da ricerche sul campo, ma questo non ci deve portare ad affermare con certezza che in questo momento tutti i bipolari non in cura del paese stiano per andare in scompenso. Anche perché, se tutti questi individui fossero realmente diagnosticabili come bipolari, sarebbero proprio tanti e sarebbe un bel problema. Le scienze sono riduzionistiche, ovvero con lo scopo di spiegare e controllare il maggior numero di fenomeni grazie al minor numero di leggi fisiche e la maggior parte delle persone sperano che il mondo sia spiegabile in due frasi, magari semplici, ma il mondo è troppo complesso per essere spiegato solo grazie a un paio di leggi generali.
È vero che nei paesi scandinavi vi sono tassi di suicidi più alti che in altri (pare sia una leggenda fra l'altro, dato che sono superati da paesi orientali e dell'ex blocco sovietico), ma il fatto che siano paesi che si trovano a latitudini elevate - e quindi con con troppo o troppo poco sole durante l'estate o l'inverno - non può bastare a spiegare tale fenomeno. Anche il Canada è vicino al Polo Nord per quanto riguarda temperature e latitudine, eppure non ha gli stessi tassi di suicidio presenti in Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia. Il suicidio non si può spiegare solo grazie all'influenza dei raggi solari, vi sono altri elementi da prendere in considerazione. Il suicida aveva una buona qualità della vita? Aveva una rete sociale? Quali sono i motivi che l'hanno spinto? Vive in una società dove l'individuo sente di poter avere speranze? Di che religione era? Spesso dimentichiamo che i famosi scandinavi sono anche protestanti, ovvero credono in una religione che non ti sbatte all'inferno se ti ammazzi.
Il cattolico credente irlandese che muore di cirrosi epatica a 40 anni si è ucciso nello stesso modo in cui l'ha fatto uno svedese della stessa età ingoiando una confezione di sonniferi, solo che il primo è stato molto più lento a farlo e non comparirà in uno studio di epidemiologia del suicidio.
Citando un famoso premio Nobel Eric Kandel, credo in una
libera convivenza fra psicologia e biologia, assolutamente necessaria
per avere una reale visione d'insieme.
A molti psichiatri fa comodo creare un'equazione che comprende solo i raggi solari e gli stati dell'umore,ma non solo loro peccano di riduzionismo, è una caratteristica comune anche in parecchi psicologi.
Questo si vede molto bene nella diagnosi di Disturbo Bipolare e nel Disturbo Border Line di Personalità.
Gli psichiatri diagnosticano molto più frequentemente il bipolarismo, dato che vi sono dati sperimentali che attestano che vi sono evidenze sulla trasmissione genetica del bipolarismo; gli psicologi, da parte loro, diagnosticano con eccessiva frequenza il Disturbo Border Line di personalità, dato che gli studi sull'Attaccamento sembrano dimostrare che il Disturbo Border deriva da un Attaccamento Disorganizzato sviluppato in infanzia. Entrambi hanno prove empiriche più o meno solide, tuttavia entrambi rischiano di sovradiagnosticare un disturbo perchè non approfondiscono alcuni aspetti della storia di vita della persona.
I disturbi della persona non si possono tutti ricondurre alla genetica, come nel caso del bipolarismo, esattamente come il disturbo della persona non può essere unicamente ricondotto alle cure genitoriali di un padre o una madre incapaci e violenti, come nel caso del border line. Entrambi sono visioni parziali e, ancora più grave, pericolose, perchè rischiano di levare al paziente ogni possibilità di potersi sentire responsabile del proprio futuro e dei propri errori, levandogli così ogni possibilità di cambiamento. Se le nostre azioni sono unicamente riconducibili a un gene tarato o alle cure che abbiamo ricevuto in infanzia, allora siamo veramente molto noiosi!
Nessun commento:
Posta un commento