lunedì 31 agosto 2015

Rapunzel - Il narcisismo di una madre



Rapunzel è un film di animazione piuttosto scadente che però ci fornisce un ottimo esempio di Disturbo di Agorafobia (Rapunzel) e di Disturbo narcisistico (madre Gothel). Rapunzel è una ragazza vivace, ma altamente inibita, costretta a vivere fin da piccola in una torre e non abituata al mondo esterno che la terrorizza, convinta che non potrebbe vivere senza la madre e che senza di lei sarebbe spacciata, oltre alla paura di farle del male abbandonandola e timorosa del forte senso di colpa che deriverebbe da un simile abbandono.

Madre Gothel - che in realtà non è la vera madre - in realtà non vuole il bene di Rapunzel, vuole solo sfruttarla per acquisire l'eterna giovinezza. Il filmato dimostra come il maltrattamento infantile si realizzi senza bisogno di ricorrere necessariamente all'abuso fisico e sessuale, bastano una serie di maltrattamenti psicologici quotidiani.

Gothel è terrorizzata dall'idea di invecchiare e l'unico modo per ritardare o annullare per sempre questo pericolo è tenere a lei vicina per sempre la finta figlia. Non le interessa minimamente che fine farà Rapunzel, l'unica cosa che conta è che sia in grado di permetterle l'eterna giovinezza e il soddifacimento della propria vanità, obiettivo che è disposta a raggiungere in qualunque modo, anche manipolando per tutta la vita una ragazzina innocente.

Madre Gothel professa in maniera teatrale ed esasperata un amore per la figlia che in realtà è fasullo.  In realtà a lei non importa un bel niente di lei e lo scopo di manifestare tutto questo affetto consiste essenzialmente nel legarla più strettamente a lei, facendola sentire in colpa se per caso decidesse di allontanarsi da lei. Non solo.

A metà filmato Rapunzel la abbraccia e si accorge di stringere solo un manichino. Il busto a livello simbolico è la sede degli affetti, delle emozioni, un manichino rappresenta delle emozioni congelate, fondamentalmente inesistenti. Gothel, anche se volesse, non potrebbe manifestare emozioni in maniera genuina, perché è emotivamente arida.

La vanità di questa donna la porta a entrare in competizione con la figlia dal punto di vista non solo estetico, ma anche affettivo, forse cercando di convincersi che sarebbe in grado di amare, dimenticando che una madre o una anche finta madre in genere dovrebbe evitare di fare a gara con la loro stessa figlia.

Del resto, Gothel non può amare una figlia che serve unicamente per soddisfare i propri bisogni, perché se ragionasse nell'ottica dei bisogni di Rapunzel, capirebbe che questa vuole anche un briciolo di libertà, cosa che non può accettare.

Il terrorismo psicologico di Gothel non si limita solo alla colpevolizzazione, ma anche a una serie di sferzate psicologiche che la sminuiscono, in modo da farla sentire sempre più fragile, non riconosciuta emotivamente e dipendente da lei.

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