giovedì 3 marzo 2016

Valutazione, vulnerabilità e scompenso

Banalmente si pensa che vi siano uno una serie di traumi che ci fanno soffrire e che questa sofferenza inizi immediatamente in seguito al trauma.
Immaginate che un vaso cada.  Non necessariamente si rompe subito, dipende dalla qualità di fattura del vaso e dalla superfice su cui cade. In questo caso entra in campo la valutazione soggettiva della persona, che la porta a leggere gli eventi in maniera diversa dalle altre persone e solo alcune di queste leggono certi eventi in maniera dolorosa.  Il vaso può cadere più volte, senza necessariamente rompersi. Ma se non si rompe è possibile che si formi una crepa. La crepa nella psicologia di quella persona si chiama vulnerabilità, ovvero un elemento di fragilità innescato dalla lettura traumatica di un evento.
Ma neanche in questo caso si giunge per forza alla sofferenza. Una persona-vaso crepato può accumulare crepe per tutta la vita, senza accusare il colpo. Fin quando non arriva lo scompenso. Lo scompenso non è semplicemente la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. È il momento in cui la persona si rende conto che, dopo aver convissuto con tutte le sue crepe e traumi, non riesce più a gestire il mondo che ha intorno per l'ennesimo cambiamento che stavolta non può gestire. Una persona può essere malmenata, umiliata, trascurata per tutta la vita, ma finché a vedersi capace di reggere grazie a uno scudo o anche la coperta di Linus che si è costruita negli anni può andare avanti, magari facendo errori e causando problemi, ma senza soffrirne. Lo scompenso è quando questa protezione si perde.

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