lunedì 30 maggio 2016

Altruisti ma non troppo

Aiutare al prossimo è cosa buona e giusta. Ci rende migliori e rende migliore il mondo.
Molte persone scelgono tuttavia di dedicarsi interamente a questo scopo, trascurando i propri bisogni per soddisfare quelli degli altri.
La loro motivazione da intrinseca, autenticamente loro, diventa estrinseca, motivata da fattori esterni, ovvero il soddisfacimento degli altri.
Possiamo aiutare l'altro perché vediamo l'altro in noi, perché non sappiamo tollerare la sofferenza degli altri, perché speriamo irrazionalmente che l'altro per gratitudine si prenda cura di noi come noi l'abbiamo fatto con lui, perché in realtà non sappiamo cosa vogliamo noi  e decidiamo di renderci almeno utili soddisfacendo i bisogni che credono di avere gli altri
La motivazione estrinseca, alle lunghe, risulta nociva.
Chi aiuta può essere estremamente bravo a individuare i bisogni degli altri, forte dell'esperienza di anni in cui ha messo da parte le proprie esigenze per fare spazio a quelle altrui, ma nessuno può entrare nella testa degli altri e, checchè ne pensino alcuni pazienti, neanche i professionisti ce la fanno sempre.
Non solo se pensiamo sempre agli altri trascuriamo noi stessi, ma se sappiamo essere felici solo attraverso la felicità degli altri, rischiamo di prendere ogni tanto delle cantonate e di soffrirne enormemente se non abbiamo trovato altre fonti di gratifiche.
Perché, anche se riusciamo a capire sempre cosa vogliono gli altri, dimentichiamo che la felicità degli altri appartiene agli altri e che solo gli altri hanno diritto di essere felici o tristi quando vogliono.

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