domenica 17 settembre 2017

Sviste

Come negli anni precedenti, in seguito al finale di stagione di Bojack Horseman stanno affiorando recensioni di improvvisati opinionisti psicologi dove descrivono il più delle volte il protagonista Bojack come un depresso. È una diagnosi  fai-da-te in parte vera, ma sviante e potenzialmente pericolosa. Bojack è sicuramente un individuo che rientra nella classificazione di un quadro depressivo, si autosvaluta, non prova piacere, ha un sonno alterato, ha difficoltà di concentrazione, di isolamento sociale, ha difficoltà a svolgere attività per se stesso e per gli altri.
Ma non è quello il suo problema a monte.
Bojack potrebbe essere trattato per la depressione con successo con un una terapia combinata, solo farmacologica o solo psicologica, ma dopo qualche mese tornerebbe a deprimersi.
Non perché il protocollo è errato, ma perché tratta un problema a valle.
Il problema di Bojack è un problema principalmente legato a una problematica di disturbo di personalità, legato alle vicissitudini traumatiche del proprio passato.
Dare a Bojack semplicemente del depresso è come diagnosticare un raffreddore a una persona con la tubercolosi solo perché l'abbiamo vista tossire.
Non è solo un errore per i professionisti, ma anche per chi sta vicino a persone che hanno la stessa problematica con Bojack.
Stiamo vicini a una persona come lui pensando che sia semplicemente depressa, pensando che la nostra vicinanza e il nostro aiuto possano migliorare la sua situazione, dove la depressione diventa un nemico comune da combattere insieme.
Con Bojack non è così: chiede aiuto, poi scappa, manipola, poi abbandona, attacca, ma poi richiede affetto.
Chi ha un disturbo di personalità va trattato in maniera complessa: bisogna essere empatici, ma fermi, andare a volte contro le regole, a volte seguirle per non crollare, prendersi cura, ma sapersi allontanare per non creare una dipendenza.
Non si possono ridurre le problematiche di tutte le persone a una semplice alterazione dell'umore.
Se applichiamo questo modello a tutti in molti casi (non tutti!) finisce male.

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